COMUNICARE LA POLITICA IN UN MONDO INTERCONNESSO: LA VISIONE DEI GIOVANI

POLITICA E SOCIAL NETWORK: ETICA, PARTECIPAZIONE E POLARIZZAZIONE

di Fabiana Rigirozzo, Vice Presidente AGOL

Nell’era digitale, la comunicazione politica e istituzionale ha subìto una trasformazione senza precedenti.  L’avvento dei social network non ha solo modificato le secolari dinamiche “dell’arte del governo”, ma ha plasmato una nuova percezione della politica stessa, in particolare da parte dei giovani.

Negli ultimi anni, i profili social dei principali leader di partito sono passati dall’essere una vetrina che testimoniasse la capacità dei politici di saper camminare “al passo con i tempi” a vere e proprie arene politiche in cui i cittadini-elettori, che un tempo popolavano le piazze, si sono trovati a dibattere in assenza di un mediatore e con linguaggi sempre nuovi. 

In breve tempo, i 280 caratteri di un tweet hanno sostituito lunghi programmi elettorali, ora declinati a suon di slogan in diretta Facebook. Ne sono recente dimostrazione la tornata elettorale per le politiche dello scorso settembre e l’avviata campagna per le europee che si terranno il prossimo anno, per la quale il tam-tam sui social network è già iniziato. 

Tuttavia, se i nuovi paradigmi della comunicazione hanno lasciato ai leader politici la difficoltà – tra le altre – di tramutare i follower in elettori alle urne, per i giovani nativi digitali le insidie legate a questa nuova era sono molteplici e più complesse, data la loro necessità di formarsi come cittadini e dunque elettori in un mondo digitale spesso artefatto, in cui tutto appare a portata di un click ma niente è come sembra. 

Infatti, se da un lato la vasta gamma di fonti di informazione politica, dai profili social dei leader di spicco a blog, podcast e video, permette ai giovani di percepire la politica come un qualcosa di vicino e reale e di sviluppare quindi opinioni più sfaccettate, dall’altra li pone davanti a grandi sfide. 

Oltre al noto tema delle fake news create e alimentate sul web, il rischio più grave e spesso sottovalutato a cui le giovani generazioni sono esposte ha a che fare con un’informazione appiattita dagli slogan, che spesso degenera in un’informazione deviata. 

Infatti, se in un primo momento le regole comunicative dell’era digitale sembravano aver aperto la strada a una semplificazione del linguaggio politico, hanno ben presto lasciato spazio a una rappresentazione semplicistica dei problemi e alla proposta di soluzioni che suonano bene come slogan, ma risultano non percorribili nella realtà.

In questo nuovo paradigma comunicativo, i temi che popolano oggi l’agenda politica – la lotta al cambiamento climatico, la riforma della giustizia, il contrasto alla povertà, gli investimenti per la sanità, solo per citarne alcuni – anziché esser rappresentati ai giovani nel merito dei contenuti, pur nella volontà di semplificarne la comprensione, sono banalizzati e ridotti il più delle volte a elementi necessari a definire un efficace piano editoriale sui social. 

Una comunicazione politica svuotata del senso e del contenuto rischia di trasmettere alle nuove generazioni informazioni prive di spessore che il più delle volte degenerano nella costruzione di una percezione deviata del contesto socioeconomico e della realtà.

Tuttavia, se è vero che la comunicazione politica è già di per sé politica e che ai giovani spetta l’arduo compito di costruire responsabilmente il futuro, la vera sfida sarà quella di restituire senso e contenuto ai messaggi della politica: le nuove generazioni hanno bisogno di messaggi e prove di concretezza, non di meme o TikTok da milioni di like.