IL RUOLO DEI SOCIAL MEDIA NELLO SVILUPPO DEL BRAND ITALIA

BRAND ITALIA, IL PAESE CHE SI RACCONTA

di Sara Panarello, studentessa di Strategic Communication, Università IULM

Il semplice nome “Italia” ha il potere di suscitare nella mente associazioni ed emozioni. Questo potere consente di guardare a questa nazione come un brand che ha la potenzialità di emergere in un contesto iper competitivo grazie al supporto degli strumenti di interazione e partecipazione più potenti di sempre: i social media, che permettono di incrementare l’attrattività per potenziali turisti, investitori e nuovi talenti.

Il ruolo dei social media è cruciale nel rafforzare il nome, aumentare l’awareness di un brand, gestirne la reputazione e consolidare la fedeltà tra il pubblico (Alberghini et al., 2014). Inoltre, essi permettono di creare una forte presenza digitale attraverso la condivisione di contenuti che rappresentano il Paese. 

I social media sono strumenti democratici per natura, sono luoghi di interazione in cui ogni utente ha egual potere di condivisione. Gli utenti dei social media tendono a creare alleanze, nuclei di aggregazione, che possono essere sfruttati per creare intere community di sostenitori. Per questo è fondamentale monitorare le dinamiche digitali per notare anche i più impercettibili cambiamenti nelle aspettative e nei comportamenti del pubblico.

I social media sono lo strumento ideale per dare vita a un dialogo che da una parte mira alla prevenzione di eventuali danni reputazionali e dall’altra alla conversione dei semplici utenti in ambassador in grado di generare contenuti in prima persona. Per un futuro neanche troppo lontano la chiave sarà ingaggiare i nativi digitali, prossimi protagonisti del mondo online e non solo. Oggi, soprattutto per le nuove generazioni, i social media godono di una tale legittimità che ne delibera la credibilità che, però, non può portare a trascurare i rischi legati al mondo digitale. L’autonomia e la libertà di agire del singolo individuo possono essere gestite attraverso strategie come il framing, che consente la partecipazione esplicita al dialogo, riuscendo a spostare l’attenzione dei partecipanti verso i contenuti e le conoscenze desiderati (Romenti et al., 2014).

Negli anni, la reputazione di molti paesi è rimasta legata ai prodotti: la Germania alle auto, la Svizzera agli orologi, l’America alla Coca-Cola. L’obiettivo, per l’Italia, è mirare a una narrazione più profonda dell’associazioni paese-prodotto, da costruire attraverso i social media, che danno l’opportunità di inserire i prodotti all’interno di una cornice di storia, tradizioni e visioni future, classe ed eleganza. 

I talenti di oggi sono l’evoluzione di capacità tramandate nel tempo che hanno saputo evolversi. L’Italia è la storia di un Paese che non si è liberato di quello che ha ereditato e ha abituato l’occhio alle cose belle da sempre; per questo è unico e, forse impossibile, da imitare. Il quadro di partenza del Made in Italy è seducente, perché l’Italia è un luogo di piacevolezze meno severe rispetto al resto del mondo; l’Italia è uno stile di vita, fatto di occasioni, di condivisione, di caffè in piazza insieme agli amici. Prendiamo il caffè per esempio: non è un prodotto italiano, ma lo abbiamo fatto nostro perché l’Italia è bellezza nel modo di fare le cose a misura d’uomo, come ci dimostra Leonardo da Vinci con l’uomo vitruviano. 

Rimane, tuttavia, da declinare il Brand Italia attraverso nuovi strumenti. Bisogna inserire l’opera d’arte nella sua cornice, parlare delle sue sfaccettature e lasciarle scoprire a chi è italiano e a chi, invece, vorrebbe esserlo. Come dice Todini, significa parlare di “Made in Beauty”, di “Made IT easy”; significa guardare verso un’Italia più facile, accogliente, non banale, semplice e non semplicistica, di un’Italia snella e attrattiva, pronta a migliorarsi e a guardare verso orizzonti sempre più lontani.