INTELLIGENZA ARTIFICIALE ED ETICA NELLA SANITÀ TRA PRESENTE E FUTURO

ETICA DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE

di Niccolò de Arcayne, Segretario Generale, AGOL e Public Affairs & Communication Director, Strategic Partners

L’applicazione dell’Intelligenza Artificiale (IA) in ambito medico e sanitario è senza alcun dubbio una delle principali rivoluzioni dell’ambito clinico e della ricerca scientifica applicata alla medicina. Allo stesso tempo è certamente uno dei temi più dibattuti e controversi dei medesimi contesti, sia per l’impatto sui pregnanti temi etici sia per le implicazioni sul tema del trattamento dei dati sensibili e della privacy.

In molti, siano essi rappresentanti della comunità scientifica oppure semplici utenti, si sono interrogati – e continuano a farlo – sull’eticità della progressiva introduzione di strumenti di IA nello svolgimento delle più svariate pratiche della medicina moderna, dalla somministrazione di un farmaco a un’operazione chirurgica a cuore aperto, come anche nel monitoraggio dei pazienti in una fase successiva.

Nel mese di maggio del 2020, il Comitato Nazionale per la Bioetica e il Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri, hanno elaborato congiuntamente un parere chiarificatore di tutti, o quasi, i problemi etici che potrebbero emergere in fase di applicazione degli strumenti di Intelligenza Artificiale e delle tecnologie ad essa correlate in ambito sanitario. Ne è emerso che, nonostante l’intervento della tecnologia sia auspicabile per ridurre in molti casi le tempistiche e favorire una progressiva riduzione al minimo nella fase di data storage, è ancora troppo presto per pensare di poter attuare una completa sostituzione della macchina all’uomo.

Non serve una particolare sensibilità per comprendere che, nella strutturazione di un rapporto medico-paziente che si riveli efficace al 100%, la qualità della prestazione non rappresenta la totalità del necessario. Esistono infatti una serie di variabili che influiscono primariamente nello svolgimento di un corretto percorso di cura del paziente, si pensi ad esempio alle fasi pre e post-operatorie. In tal caso sono le qualità umane a fare la differenza, dove per l’appunto, una corretta comunicazione medico-paziente può rappresentare un reale beneficio, sia nella fase di accettazione della terapia da parte del paziente, come anche nella fase post-intervento, dove l’emotività non sempre gioca a favore del malato. Pertanto, in questo caso risulta ancora difficile immaginare un robot dotato di funzioni empatiche, necessarie per garantire lo svolgimento, ad esempio, di un corretto percorso di pre-ospedalizzazione del paziente. 

Un altro tema degno di nota, e direttamente afferente alla problematica della sensibilità dei dati trattati, fa riferimento al consenso informato. Infatti, anche se oggi grazie all’Intelligenza Artificiale e all’ausilio di sistemi di connettività avanzati (pensiamo al 5G) è possibile innovare in maniera significativa il percorso di cura del paziente, è opinione diffusa all’interno della comunità scientifica che la comunicazione informativa nei confronti del paziente non sia ancora propriamente agevole e sempre efficace. Le conseguenze di ciò sono chiare: il paziente in molti casi risulta ignaro dei rischi che la terapia scelta potrebbe comportare per la sua salute.

Al netto di queste considerazioni, il cui scopo è per lo più semplificatorio e riassuntivo, è piena in noi la consapevolezza che l’Intelligenza Artificiale diventerà ogni giorno sempre più parte integrante delle nostre vite. Pertanto, appare sì necessario acquisire la consapevolezza che a una crescente efficacia delle macchine dovrà corrispondere una eguale expertise nella loro gestione da parte dell’uomo. Al contempo però, siamo veramente sicuri che tale – auspicabile – rapporto di parità avrà lunga vita, e soprattutto che l’empatia, propria esclusivamente dell’uomo, rimarrà ancora a lungo una garanzia di sostenibilità professionale per medici e professionisti della salute?