Attivismo dei dipendenti: incubo dei manager o nuova arma?

CORPORATE ACTIVISM: AZIENDE CHE FANNO LA DIFFERENZA

di Neda Ninova-Solovykh, Universitaet Wien, Austria

I dipendenti sono, senza dubbio, la più grande risorsa di un’organizzazione e la maggior parte dei leader è già ben consapevole di come una forza lavoro motivata e soddisfatta sia la base per garantire competitività e prosperità all’azienda. Ma oltre al loro ruolo di membri della forza lavoro che desiderano avere un ufficio moderno, salari equi e buone opportunità di carriera, i dipendenti sono anche persone con valori personali, cause e senso della giustizia. 

Di recente, e in particolare negli Stati Uniti, si sono verificati numerosi casi di dipendenti che hanno pubblicamente posto sotto i riflettori il comportamento dei propri datori di lavoro con riferimento alla protezione del clima, ai diritti umani o alla pandemia da Covid-19. Questi casi dimostrano che anche i leader probabilmente sottostimano la quantità di problemi sociali e politici nella mente dei propri dipendenti. L’attivismo dei dipendenti è in aumento. Ignorare questo fatto o pensarlo solo come un altro problema da affrontare, non è sicuramente la strategia giusta.

L’attivismo dei dipendenti si riferisce all’impegno dei dipendenti in azioni coordinate e collettive per produrre un cambiamento sociale. È una forma di risposta alla presunta cattiva condotta aziendale o a un comportamento organizzativo insufficiente in merito a questioni sociali, ambientali e politiche rilevanti e mira a persuadere o fare pressione sulle aziende a ripensare le proprie posizioni e mostrare maggiore responsabilità.

L’attivismo dei dipendenti è complesso e sfaccettato. In primo luogo, chiunque in azienda – dai lavoratori di livello base ai dirigenti, impiegati a tempo pieno e part-time, uomini e donne, e soprattutto le giovani generazioni – può diventare un attivista. Non è richiesto alcun potere formale, ma una forte convinzione in una causa e il coraggio di alzare la voce e sfidare lo status quo dominante. In secondo luogo, gli sforzi degli attivisti possono rivolgersi a un singolo progetto o criticare la cultura organizzativa nel suo complesso. In terzo luogo, l’elenco delle questioni difficili di cui i dipendenti si occupano è in continua crescita è molto vario, e include i diritti LGBTQ, l’uguaglianza di genere e tra le etnie, l’etica della tecnologia, l’immigrazione, per citare alcuni esempi. In quarto luogo, i social media forniscono ai dipendenti attivisti una piattaforma facilmente accessibile e di vasta portata per l’organizzazione, la mobilitazione, la comunicazione e la divulgazione delle loro narrazioni.

I rapporti sull’attivismo dei dipendenti di solito si concentrano su azioni che catturano i titoli dei giornali, come scioperi, lettere aperte e campagne su Twitter. Queste tattiche sono pubbliche e rumorose e quindi hanno il potere di sconvolgere le operazioni e la reputazione delle aziende. Rappresentano una minaccia maggiore per le aziende target ma sono anche più rischiose per i dipendenti coinvolti. Tuttavia, i dipendenti attivisti possono anche dirigere i propri sforzi internamente e cercare di influenzare i colleghi e la leadership utilizzando tattiche meno visibili e più persuasive. Possono organizzare eventi educativi, creare gruppi di lavoro e comunicare tramite l’intranet.

Indipendentemente dalle tattiche a cui ricorrono i dipendenti attivisti – e alcune di esse sono davvero molto sfidanti – non dovremmo dimenticare che essi sono in realtà dipendenti leali e impegnati. Invece di lasciare il lavoro, si impegnano in sforzi collettivi per migliorare la loro azienda. Interiorizzare questa comprensione può dare molto potere per trasformare l’attivismo dei dipendenti in un’opportunità: è principalmente una questione di comunicazione. Ecco alcuni suggerimenti per le aziende. 

Ascoltare i propri dipendenti: facilitare i canali di comunicazione per comprendere le reazioni dei dipendenti a questioni sociali e politiche e monitorarli strategicamente aiuterà a “tastare il polso” dei   dipendenti e  anticipare il loro comportamento.

Dare priorità al dialogo: essere proattivi e lavorare per una cultura della comunicazione che accolga feedback, differenze di opinione e critiche costruttive. Quando i dipendenti sentono che la loro voce è ascoltata e apprezzata, è più probabile che esprimano le loro preoccupazioni e richieste all’interno, piuttosto che all’esterno dell’azienda.

Coltivare relazioni basate sui valori: non evitare argomenti difficili e impegnarsi in conversazioni più approfondite su valori, cause e responsabilità. Costruire un terreno comune su come i problemi si collegano ai valori aziendali aumenta la fiducia e la cooperazione.

L’attivismo dei dipendenti sta attualmente scuotendo le organizzazioni in un modo che inevitabilmente lascerà il segno. In un senso più ampio, le aziende dovrebbero sentirsi incoraggiate a intraprendere un processo di autoriflessione e riallineamento. I manager dovrebbero concentrarsi sui valori aziendali e trovare il modo di incorporarli nelle decisioni e nelle pratiche aziendali, in modo onesto e autentico. 

Solo questo consentirà loro di ottenere chiarezza sugli argomenti e sulle cause che vale la pena abbracciare e su come impegnarsi in modo mirato facendo affidamento sulla conoscenza, l’entusiasmo e l’impegno dei propri dipendenti. Perché le aziende non hanno più il lusso di rilassarsi e seguire il flusso: i loro dipendenti socialmente consapevoli, insieme ad altre parti interessate, vogliono che prendano posizione e navighino in modo intelligente attraverso interessi spesso in competizione e conversazioni controverse. Prima o poi l’inerzia e l’ipocrisia vengono punite.