DESTRA, SINISTRA, CENTRO. UN QUADRO POLITICO

POLITICA E SOCIAL NETWORK: ETICA, PARTECIPAZIONE E POLARIZZAZIONE

Intervista a Claudio Velardi, Presidente Fondazione Ottimisti e Razionali

A un anno dal voto dalle elezioni politiche (25 settembre 2022) due i poli che caratterizzano la scena politica di oggi: maggioranza di governo e opposizione, destra e sinistra. Possiamo parlare di una forte polarizzazione delle forze politiche?

“La polarizzazione c’è ma è dovuta al sistema politico elettorale. Perché il sistema politico elettorale su scala nazionale favorisce – anzi obbliga – prima del voto a creare delle coalizioni e in questo senso tende a una forte polarizzazione, però poi non garantisce affatto la governabilità. Come dimostrato proprio nell’ultimo appuntamento elettorale nazionale: la maggioranza guidata dal Presidente Meloni è numericamente molto forte ma non si può dire che navighi con tranquillità, anzi, si ritrova ogni giorno ad affrontare difficoltà interne piuttosto che provenienti dall’opposizione. Questo a dimostrazione del fatto che c’è una forte polarizzazione nei numeri, indotta, obbligata, dovuta a un sistema elettorale che non garantisce la governabilità, possibile solo se dopo il voto le forze che hanno vinto le elezioni sono interessate a rimanere insieme – cosa che in Italia spesso non accade. Non è una polarizzazione che sta, in senso stretto, dentro il corpo elettorale italiano. O meglio, l’elettorato è stato abituato a pensare in termini di bipolarismo ma non ha mai costruito un sistema elettorale che fosse tale.”

Nonostante le difficoltà interne, però, la maggioranza risulta compatta. L’assenza di una piattaforma di opposizione unita aiuta? 

“Senza dubbio. Ma se ci fosse un’opposizione unita intorno a una prospettiva e a delle proposte, allora le cose sarebbero più complicate per la maggioranza. Il fatto di avere un’opposizione frammentata, poco allineata in termini di programma, non fa bene alla maggioranza, perché una maggioranza ha bisogno di un’opposizione che funzioni. Se l’opposizione funzionasse la maggioranza si dimostrerebbe più coesa.”

La discussione sul reddito di cittadinanza e salario minimo ha fatto da collante per le forze di opposizione? 

“E’ sempre qualcosa che appartiene alla propaganda, non alla politica. Né sul reddito né sul salario minimo si può immaginare di costruire una prospettiva di governo; dal punto di vista propagandistico, invece, può funzionare. Di fatto manca una possibile proposta programmatica, una piattaforma comune, perché nella sostanza non c’è quasi niente che accomuni non tanto il programma quanto le diverse identità dei partiti – in primis M5S e Pd. Per quanto Schlein voglia spostarlo più su territori potenzialmente grillini, questa operazione non riesce perché il Pd è strutturalmente un partito di governo, di sottogoverno, di sottopotere. Culturalmente c’è qualche cosa di profondo che non si può mettere insieme.”

E l’effetto Schlein?

“Il Pd di Schlein si sta facendo un po ‘di ‘maquillage’ a una ad una struttura che invece è concepita come una struttura conservatrice e di sistema. Al suo interno il mondo Pd rimane strutturalmente contraddittorio e per quanto la Schlein voglia metterci una verniciatura di sinistra, è davvero difficile cambiare la struttura e la natura del Partito. A dimostrazione di ciò, il fatto che se alle primarie avessero votato solo gli iscritti del Pd avrebbe vinto Bonaccini. Questo dà la misura della contraddittorietà e del velleitarismo dell’operazione Schlein. A prescindere dal suo segretario, il Pd resta costantemente intorno al 20%, la sua quota fisiologica.”

Destra e sinistra. E il centro? 

“Il tema di un terzo polo esiste ed emerge periodicamente. Perché in uno scenario politico elettorale così polarizzato come quello italiano, la domanda di una forza centrale, moderata che non si appiattisca sugli estremismi di una parte o dall’altra ci sarà sempre. Forse proprio il fallimento dell’operazione Renzi-Calenda dimostra paradossalmente quanto ci sia invece bisogno nello scenario politico elettorale italiano di una forza che occupi uno spazio moderato e di centro. In altri Paesi, anche in quelli a struttura bipolare, le forze cheche appartengono a uno o all’altro polo, sono tendenzialmente orientati a conquistare elettori verso il centro, non verso gli estremi, facendo emergere non politiche identitarie e di appartenenza ma delle politiche più convergenti e che mirano a conquistare altri segmenti di elettorato. In realtà questo bipolarismo forzato in Italia conferma la praticabilità di un’operazione centrista.”

La domanda c’è. Bisogna migliorare l’offerta?

“A una domanda potenziale bisogna rispondere con un’offerta di livello, credibile. Se manca questo, l’elettore sceglierà sempre la seconda migliore a disposizione.”

Guardiamo al prossimo anno: le elezioni europee (giugno 2024) saranno oggetto di attriti all’interno della maggioranza – tenuto conto dell’appartenenza di ciascuno dei partiti della maggioranza a gruppi politici diversi?

“Le elezioni europee, sono le più illusorie che esistano: tutti quelli che hanno vinto in passato non hanno poi mantenuto i numeri in termini elettorali – dal PCI di Berlinguer al Pd di Renzi, fino a Salvini. I partiti che hanno realizzato risultati straordinari hanno poi subìto cadute più o meno vertiginose. Questo perché le europee politicamente poco significative, almeno fino ad ora. Meloni, che si sta insediando bene in campo internazionale ed europeo, vuole dare alle elezioni europee un significato politico più rilevante mettendo insieme i conservatori in Europa. Operazione non a caso contrastata da Salvini. Da questo punto di vista le europee potrebbero confermare il quadro politico italiano attuale.”