IL MADE IN ITALY: ESPRESSIONE DELLA PERCEZIONE NEL MONDO DELL’ITALIA

CORPORATE REPUTATION: SFIDE E TENDENZE NELL'ERA DIGITALE

Intervista a Luca Di Persio, Direttore Centrale Innovazione, Marketing,
Servizi per l’Export e il Made in Italy Agenzia ICE

 

In un mondo che corre veloce dal punto di vista tecnologico e digitale, è importante che le aziende offrano sempre prodotti innovativi. Le imprese italiane sono grandi esportatrici di innovazione nel mondo?

“Certamente. Possiamo dire che l’innovazione è sempre stato il segno distintivo dell’Italia, e continua a esserlo. Allo stato attuale in Italia abbiamo 246 mila le imprese attive nei settori high tech, come riportato da Istat e Registro imprese. Fra i settori in più rapida crescita in Europa consideriamo quelli delle scienze della vita, delle energie rinnovabili, dell’industria farmaceutica e della robotica.

Se guardiamo ai dati, l’esportazione dei prodotti farmaceutici di base ha avuto una crescita percentuale del 5,2% nel 2023 rispetto al 2022, mentre i medicinali e i preparati farmaceutici hanno avuto un aumento del 2,8% nel 2023 con un export di oltre 46 miliardi di euro, mentre l’incremento percentuale dal 2022 al 2023 è stato del 46,2%. Inoltre, con il 3% dell’export mondiale l’Italia è il sesto Paese esportatore di tecnologie rinnovabili nel mondo, circa il 25% della produzione europea di moltiplicatori di velocità e oltre il 30% di quella di parti elettriche per macchine è stata realizzata in Italia.

L’Agenzia ICE è molto attenta a sviluppare tale potenziale e, di conseguenza, dedica grande attenzione alle startup innovative. Punta di diamante dell’attività realizzata in questo senso è il Global Start Up Program, un progetto oramai arrivato alla V edizione, che offre ai partecipanti la possibilità di usufruire di un percorso di accelerazione all’estero grazie al coinvolgimento di acceleratori internazionali selezionati da ICE. Quest’anno il programma è riservato a 70 startup innovative italiane impegnate nello sviluppo di innovazioni di prodotti o di servizi che verranno ospitate all’estero per quattro settimane. Cinque i Paesi esteri selezionati.

L’Italia è uno dei paesi più automatizzati al mondo ed è rispettato a livello internazionale per la sua produzione di qualità di macchinari, componenti e robot. I macchinari rappresentano il principale settore di esportazione italiano, rappresentando il 18% del commercio internazionale, consentendo al Paese di essere il quinto maggiore esportatore di macchinari al mondo. Sono 5.000 le aziende italiane specializzate in tecnologie all’avanguardia per la creazione di strumenti meccanici e componenti di macchinari, che generano 80 miliardi di euro a livello mondiale e che garantiscono standard tecnologici elevati e supporto alla vendita. L’Italia poi è anche una potenza mondiale nell’industria della robotica, oltre che quella dei ricambi e delle componenti auto di alta qualità.”

 

Sulla reputazione influisce sicuramente la qualità del prodotto. Come ci distinguiamo a livello globale? 

“Il Made in Italy nel 2023 ha avuto un valore pari a 626 miliardi di euro di esportazioni ed è il risultato di una serie di elementi tra cui non possiamo non considerare la percezione che si ha nel mondo dei nostri prodotti: la tendenza a puntare all’innovazione mantenendo sempre l’occhio fisso sulla tradizione, la maturazione di una cultura volta a garantire rispetto per l’impatto ambientale, sviluppo delle esperienze digitali, qualità, previsione, la predilezione per materiali pregiati, iconicità e design di alta qualità. Tutti questi sono elementi che rappresenteranno il lessico del Made in Italy e, dunque, espressione della sua percezione nel mondo. 

Raccontare il Made in Italy, oggi, è di grande rilevanza se vogliamo narrare cosa caratterizza il nostro tessuto imprenditoriale. Che tali caratteristiche siano apprezzate dai consumatori stranieri in merito al brand Made in Italy emerge anche dall’indagine ‘Quale valore del brand Made in Italy nel mondo’ (2024) realizzata da Unioncamere in collaborazione con Assocamerestero e la rete delle Camere di Commercio Italiane all’estero. Le imprese operanti nei settori trainanti del Made in Italy (abbigliamento, automotive, alimentare e arredamento) occupano 2,1 milioni di lavoratori, generano 454 miliardi di euro di fatturato, 105,5 miliardi di valore aggiunto e 193,4 miliardi di export sul totale di 420 miliardi di tutti i settori legati al Made in Italy. Secondo l’indagine indicata, di questi ultimi oltre un terzo si stima siano legati all’iconicità del marchio Made in Italy, ossia a quell’insieme di caratteristiche che i consumatori associano a un prodotto italiano.

Inoltre, sempre con riferimento al marchio Made in Italy (dai dati di QuiFinanza per la Giornata Nazionale del Made in Italy), l’Italia è nona al mondo con un valore di 2,18 miliardi di euro. Possiamo dire che il Made in Italy sia una sorta di brand trasversale, che coinvolge ambiti estremamente diversi fra di loro spaziando dall’agroalimentare alla moda, dalla tecnologia all’oggettistica e all’arredo. 

L’enorme prestigio è punto di forza nella promozione dei prodotti e dei servizi italiani sul mercato globale, ed è lo strumento per consolidare l’immagine del Paese nel suo complesso, favorendo la crescita economica e la valorizzazione della cultura e dell’identità italiana nel mondo.”

 

Oggi grande attenzione da parte del pubblico e delle istituzioni anche ai principi di CSR e ESG, che devono essere integrati all’interno delle strategie di sviluppo di business. Sono asset importanti per la crescita della propria reputazione?

“Un’impresa è sostenibile se riesce a integrare nei suoi processi tre differenti concetti di sostenibilità: ambientale, sociale ed economica. La rilevanza di questa considerazione vale per tutte le imprese ovviamente, ma ancor di più per quelle che esportano. Le imprese sostenibili esportano di più e, tendenzialmente, le imprese che esportano di più investono di più nella sostenibilità. È una sorta di circolo vizioso, dal valore positivo.

In base a quanto emerge da un’indagine condotta dal Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e Unioncamere per SACE, le imprese eco-investitrici, infatti, sono più dinamiche sui mercati esteri rispetto a quelle che non investono. Un dato su tutti: nel biennio 2020-21, le imprese che hanno investito in processi e prodotti a maggior risparmio energetico o con minor impatto ambientale sono il 14% tra quelle esportatrici contro il 7% tra quelle non esportatrici.

Le aziende sono sempre più attente agli impatti ambientali delle loro attività produttive, la sostenibilità costituisce una leva strategica fondamentale per la competitività nell’attuale contesto internazionale. L’ICE è assolutamente consapevole del valore della sostenibilità e del ruolo che essa riveste per le imprese.

Fra i progetti che l’ICE ha introdotto in tale direzione si evidenzia TrackIT Blockchain rivolto alle aziende italiane dell’agroalimentare e bevande, del sistema moda, del settore cosmetica e dell’arredamento e design che esportano e desiderano acquisire un maggiore vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza nazionale e mondiale. Il servizio standard per la tracciabilità in blockchain, comporta vari vantaggi, e tra di essi rientra quello volto alle proprie certificazioni e le caratteristiche sostenibili dei propri prodotti. Ci piace considerare questo progetto come un alleato per rassicurare il consumatore finale in merito alla sostenibilità del prodotto in quanto consente all’azienda di mettere in risalto le certificazioni conseguite e la trasparenza della realtà aziendale. 

Inoltre, l’ICE, nell’ambito del piano ‘Made in Italy’, in linea con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile dell’ONU, ha organizzato dei percorsi tecnico-formativi sulla sostenibilità con l’obiettivo di fornire ai partecipanti conoscenze e competenze necessarie per sviluppare le management capability, dando forma a un’organizzazione sostenibile sia da un punto di vista finanziario che etico. Le tematiche di questo programma, denominato ‘Sostenibilità: Export, nuove regole’, vertono su scenari di innovability, comunicazione e marketing della sostenibilità, logistica e packaging, la catena del valore sostenibile, green marketing e gestione finanziaria. Il corso, a costo zero, tocca l’intero territorio nazionale.

Per concludere, possiamo dire che la sostenibilità oggi non è più un’opzione, ma un elemento indispensabile per il successo aziendale, oltre che per il benessere del pianeta.”

 

A quali mercati dovrebbero guardare le aziende italiane adesso?

“Dare una risposta univoca a questa domanda presuppone avere una conoscenza approfondita dell’azienda: della sua strategia di internazionalizzazione, della tipologia di prodotto o di servizio che intende esportare, della sua dimensione, della sua strutturazione.

Certamente i numeri ci vengono in aiuto mettendo in evidenza che ad aprile 2024 l’Italia ha esportato 52,7 miliardi di beni, 5,1 in più dell’aprile 2023 e che le esportazioni sono cresciute in media del 10,7%, di cui l’8,2% nella Ue e il 13,6% nell’area extra Ue. Notiamo, poi, un incremento dell’export nei Paesi dell’Europa che non sono parte dell’Unione Europea (+25,3%) e in Africa settentrionale, con un +20,6%. 

Parlando proprio di Africa, come tutti sanno il Piano Mattei, recentemente avviato dal governo italiano, rappresenta un simbolo della nuova stagione in cui l’Italia si propone quale ponte tra l’Europa e l’Africa. Il Piano mira a promuovere lo sviluppo economico e la cooperazione tra due continenti.

Nel corso del 2023, i dati ci parlano di 59,5 miliardi di euro di interscambio, con un export pari a 20,4 miliardi di euro e un import di 39 miliardi di euro. E l’ICE, in questo contesto, svolge un ruolo cruciale nel supportare le imprese anche attraverso i 12 uffici, 8 Desk e 8 Osservatori. 

I dati Istat ed Eurostat, inoltre, evidenziano che per la prima volta nell’anno e dopo mesi di continue flessioni, crescono anche le esportazioni verso la Germania (+3,8%), grazie soprattutto ai beni di consumo e agli intermedi. Come facilmente consultabile sul portale export.gov.it, l’export italiano continua a privilegiare mercati consolidati come Germania, Svizzera, Stati Uniti, Francia e Cina. E fra questi, la Germania continua a essere il primo partner commerciale. Il mercato americano, possiede una solida passione per il Made in Italy, e dunque offre opportunità per i settori food & beverage, lifestyle, moda e cultura. L’accordo sulla sospensione delle tariffe aggiuntive per l’export agroalimentare italiano rappresenta un ulteriore incentivo per le aziende del Bel Paese. La Cina, infine, è in questo momento, e continuerà a esserlo in futuro, un mercato trainante per tutte le economie asiatiche negli anni a venire. 

Ma oltre ai partner consolidati, si sta assistendo a un’espansione dell’export italiano anche verso nuovi mercati emergenti come i Paesi del Golfo, India, Thailandia, Vietnam, Messico, Brasile e Croazia, che offrono nuove opportunità. La domanda di beni Made in Italy poi è in crescita in QatarArabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, dove i nostri prodotti hanno registrato tassi di incremento a doppia cifra nel 2023, con previsioni di crescita superiori al 5% nel 2024. Anche l’America Latina rappresenta un’area ricca di opportunità per le aziende italiane: il Messico per la struttura manifatturiera e il Brasile, per la vendita di macchinari italiani.”