LA D&I IN SACE, UNA TRASFORMAZIONE SILENZIOSA

D&I, IL VALORE DELLE DIVERSITA'

di Gianluca Cabula, Diversity Manager, SACE

Se c’è stato un privilegio nel lavorare in questi anni per la Diversity & Inclusion del Gruppo SACE, fin dalla creazione di un team di lavoro dedicato, è stato quello di averla vista crescere con noi, l’aver potuto toccare con mano quanto l’evoluzione di quest’ambito sia stata esponenziale, profonda, irreversibile, al punto da attribuirle finalmente il posto che le spetta in azienda: quello di capitolo fondamentale della sostenibilità umana e sociale. 

E viene consacrata così pure dal nostro nuovo Piano Industriale, “INSIEME 2025”, che già nel nome fa appello all’unità delle nostre persone in vista della crescita di SACE e del Paese intero. Nel frattempo, anche queste parole – diversità e inclusione – hanno conosciuto una dilatazione, non solo semantica: la diversità si è estesa nel concetto più ampio di unicità, come caratteristica insopprimibile di tutte e tutti, mentre all’inclusione si è affiancata una visione più orizzontale di convivenza, addirittura di condivisione delle differenze.

Non a caso viene a cadere la distinzione tra il “dentro” e il “fuori” l’azienda: perché la D&I è una porta aperta sul mondo, una soglia attraverso cui alcuni temi che scuotono la società civile possono trovare cittadinanza anche all’interno del contesto aziendale. Pensiamo al linguaggio, alle questioni di genere, al coming out, alla genitorialità o al fat-shame, solo per citare alcuni temi che sono stati al centro dei nostri eventi di sensibilizzazione. 

Ma la D&I è anche uno strumento attraverso cui l’impresa può stringere delle partnership di valore con il terzo settore, rendendo protagoniste le proprie persone e ideando di volta in volta un modello efficace di collaborazione, mai precostituito ma centrato sui bisogni di una comunità. Un esempio su tutti è ABC imprenditoria, l’iniziativa portata avanti da SACE con Di.re, la maggiore rete italiana di centri antiviolenza, che ha visto molte nostre colleghe tenere delle lezioni di imprenditoria di base per le operatrici che supportano le donne nei loro percorsi di uscita dalla violenza, di riprofessionalizzazione e di inserimento lavorativo. Un modo forte e concreto di mettere le nostre competenze al servizio di una causa urgentissima.

Il “fuori” a cui la D&I ci sollecita è anche quello dello scambio di best practice con altre aziende impegnate sullo stesso fronte: un laboratorio comune di idee diventato ormai una proficua consuetudine, come l’esperienza di “4Weeks4Inclusion”, la maratona dedicata a queste tematiche, che quest’anno ha coinvolto oltre 300 partner, e alla quale abbiamo preso parte con un talk dedicato al ruolo della paternità, dal titolo Padri, davvero. Dialoghi su un ruolo che cambia.

Quest’entusiasmo che ci ha spinto lontano non può però sottrarsi oggi a un approccio data-driven, che è la condizione affinché si possa assicurare un impatto a questo grande cantiere. Segneranno la strada in questo senso le certificazioni di genere e D&I, che in SACE ci vedranno impegnati trasversalmente da più punti di vista: revisione dei processi, talent management, comunicazione interna ed esterna, nuovi disegni organizzativi. 

La scommessa dei prossimi tempi sarà, quindi, rendere la nostra azione ancora più organica, più misurabile, più sinergica rispetto agli obiettivi aziendali di sostenibilità. E dovremo cercare di farlo senza cambiare pelle: vale a dire mantenendo (per usare un gioco di parole) “diversa” la Diversity. Diversa perché sempre “connessa”, porosa, ricettiva, fluida, in continuo dialogo con il presente e il futuro.