MOVIMENTI SOCIALI E PRESSIONI AL CAMBIAMENTO DELLE IMPRESE

D&I, IL VALORE DELLE DIVERSITA'

di Sarah Glozer, University of Bath

Il tema dell’inclusione e della diversità sta diventando sempre più pressante nelle società moderne e sempre più aziende si trovano a dover rivedere il loro operato e la loro comunicazione per integrarne elementi. 

In particolare, la questione di genere ha rappresentato una tematica chiave e negli ultimi dieci anni ha posto una serie di contraddizioni alle aziende, e a tutta la società, spingendo le aziende a cambiare pratiche ormai consolidate. Le Nazioni Unite hanno definito come obiettivo per l’Agenda 2030 che ogni donna e ragazza goda della piena uguaglianza di genere e tutte le barriere legali, sociali ed economiche alla loro emancipazione siano rimosse. Per quanto riguarda le aziende in particolare, le sfide poste sono ampie e riguardano tutta una serie di attività sia interne, come per esempio la questione delle differenze salariali tra uomini e donne che svolgono le stesse mansioni, che esterne come, per esempio, la rappresentazione e la narrazione delle donne nella comunicazione esterna delle aziende e nel marketing.

Queste sfide sono sempre più spesso portate avanti da movimenti sociali di diversa natura, come per esempio #MeToo, #EqualPay o #PayMeToo. Quello che però sempre più di frequente caratterizza questi movimenti è la loro natura digitale. È infatti attraverso i canali dei social media che questi movimenti sociali possono raggiungere ampia visibilità con bassi costi organizzativi e, attraverso tale visibilità, esercitare una pressione sulle aziende per cambiare le loro pratiche. Ma, mentre i social media possono essere un veicolo importante di emancipazione rispetto alle battaglie di genere, supportando per esempio le mobilitazioni e la presa di parola, a volte le dinamiche che si scatenano al loro interno possono anche ottenere l’effetto opposto di zittire le persone, come quando le donne che decidono di prendere parola su queste tematiche ricevono offese tremende e talvolta minacce, e decidono così di “scomparire”. 

Qui di seguito riporto un esempio positivo di un movimento digitale sociale nel Regno Unito che chiedeva la cancellazione della famosa “pagina 3” del quotidiano Sun che riportava una donna in topless, mostrando come l’utilizzo dei social media sia stato cruciale per l’ottenimento del risultato. L’immagine quotidiana di una donna in topless a pagina 3 del quotidiano Sun era considerata da alcuni come un’”istituzione britannica”. Eppure, sempre più persone vedevano questa “istituzione” come offensiva e inadeguata. Così, un gruppo di donne ha fondato la campagna No More Page 3 chiedendo al Sun di togliere la pagina ritenuta offensiva. Grazie alla loro determinazione, nel 2015, quasi 50 anni dopo la sua prima introduzione, la pagina 3 del Sun è stata silenziosamente rimossa dalla pubblicazione. La campagna delle attiviste ha infatti ottenuto il sostegno di 140 membri del Parlamento e di numerosi enti di beneficenza, tra cui Women’s Aid e Girlguiding. Ha anche attirato più di 240.000 firme di petizioni. La campagna, che ha contribuito a imporre il cambiamento a una delle società di media più popolari e potenti del Regno Unito, è stata ampiamente acclamata, descritta da un parlamentare come una “vittoria sismica”. L’attivista Katherine Sladden ha scritto: “Nessun’altra campagna ha fatto tanto per ispirare una nuova generazione di giovani donne – aggiungendo che – è diventata la porta d’ingresso per le donne che trovano il coraggio di parlare delle questioni a cui tengono.”

Da un lato, questo esempio ci mostra come ci sia una crescente attenzione sulle tematiche collegate al genere e alla rappresentazione delle donne non solo nei media, ma anche nella comunicazione aziendale, e come questa tendenza sia destinata a crescere nei prossimi anni. Le aziende devono quindi fare un ragionamento più ampio e profondo su cosa e come comunicano rispetto all’inclusione e alla diversità. 

Dall’altro lato, questo esempio ci mostra la potenza che i social media hanno nel dare voce e potere a gruppi di attivisti anche minoritari ma in grado di farsi sentire, nello spingere anche le aziende più riluttanti a confrontarsi con queste tematiche e anche qui questa tendenza è destinata a crescere nei prossimi anni.

Fonti:

Glozer S. & McCarthy L., 2021, No More Page 3: how a feminist collective took on a media behemoth to challenge everyday sexism, in The Conversation, https://theconversation.com/no-more-page-3-how-a-feminist-collective-took-on-a-media-behemoth-to-challenge-everyday-sexism-156478