Passato, presente e futuro di una (reale) presa di coscienza

CORPORATE ACTIVISM: AZIENDE CHE FANNO LA DIFFERENZA

di Niccolò de Arcayne, Segretario Generale, AGOL – Associazione Giovani Opinion Leader

Negli ultimi anni, con l’avvento dei nuovi modelli di comunicazione disintermediata e delle tecnologie funzionali alla sua diffusione, la popolazione mondiale è stata protagonista di un profondo processo di cambiamento che ha investito e mutato l’approccio degli utenti al consumo, decretando il superamento della dicotomia “produttore-consumatore” e portando quest’ultimo ad assumere una nuova veste, quella di giudice attento non soltanto al prodotto o al servizio per il quale ha investito le proprie risorse economiche, ma anche ai processi produttivi e alle modalità operative attraverso cui l’azienda svolge quotidianamente la propria funzione.

Questo fenomeno ha spinto numerose aziende di grandi, medie e successivamente anche di piccole dimensioni, a riflettere sul concetto di corporate identity, sulle modalità di posizionamento esterno adottate fino a quel momento, nonché sul proprio ruolo all’interno della società e sulla possibilità di abbracciare e difendere una o più cause dai molteplici risvolti sociali, politici, economici e ambientali. 

E’ proprio con il sorgere di questi interrogativi che trova terreno fertile il corporate activism, ovvero quel processo che spinge l’azienda ad assumere delle nuove responsabilità oltre il proprio ruolo tradizionale di produttore-fornitore di beni e servizi, abbracciando un sistema conversativo che la pone al centro di una più ampia arena di confronto con una molteplicità di stakeholder, tra cui figurano aziende competitor, istituzioni, associazioni, sindacati, e altre tipologie di interlocutori. All’interno di questo spazio, l’azienda ha la possibilità di evidenziare il proprio impegno, in una logica no-profit, a favore di una causa sociale molto spesso impattata direttamente – e non sempre positivamente – dalle proprie azioni quotidiane, oppure ritenuta semplicemente degna di particolare attenzione per via del suo elevato risvolto sulla società.

L’ultimo decennio può essere considerato il periodo storico in cui la quasi totalità delle aziende globali, salvo ormai rare eccezioni, hanno accolto definitivamente e nella loro totalità i temi della Corporate Social Responsibility – a mio avviso alla base del corporate activism – seguendo un graduale processo che le ha viste inizialmente approcciare queste tematiche in un’ottica confusa e meramente orientata all’apposizione del bollino green sui propri canali informativi, per poi intraprendere, in una fase successiva, un cammino di comprensione sempre più profondo che le ha portate a rivedere, a volte radicalmente, alcuni processi interni nella loro interezza. 

Come conseguenza di quanto appena detto, anche l’attenzione delle aziende al posizionamento verso il pubblico è fortemente mutata, e con l’avvento di nuovi modelli di corporate reputation basati non soltanto sulla comunicazione delle proprie performance produttive ma anche della propria attenzione al sociale, all’ambiente e ad altre tematiche altamente impattanti, le aziende possono essere considerate a tutti gli effetti un nuovo e importante veicolo per il raggiungimento del bene comune.