QUANDO I POLITICI “VESTONO I PANNI” DEI DIGITAL INFLUENCER

POLITICA E SOCIAL NETWORK: ETICA, PARTECIPAZIONE E POLARIZZAZIONE

 

di Stefania Romenti Coordinatrice Comitato Accademico ICCH e Professore ordinario di comunicazione strategica
e sostenibilità Università IULM e Pierangelo Fabiano, Segretario Generale ICCH

In un mondo sempre più guidato dalla tecnologia digitale, anche la comunicazione politica e quella istituzionale sono diventate terreno di trasformazione e di sperimentazione. Prendiamo come esempio il fenomeno dei politici influencer. Come sottolineato dagli studiosi Pérez-Curiel e Limón-Naharro, nel 2019, l’intrigante emergere di figure politiche che esercitano la propria influenza principalmente attraverso le piattaforme digitali è una testimonianza di quanto stia mutando il modo in cui l’impegno politico avviene. In passato i politici concentravano i periodi di massima visibilità durante le campagne elettorali o in occasione di eventi ufficiali. Oggi anche le personalità politiche più importanti sono accessibili come ogni qualsivoglia influencer o celebrità, twittano in modo costante circa le proprie attività quotidiane, condividono live video o pubblicano storie su Instagram. I confini tra la sfera personale e quella politica sono costantemente ridisegnati, introducendo una nuova forma di intimità nel modo in cui ogni utente-elettore interagisce con i propri rappresentanti politici.

Secondo uno studio del Pew Research Center del 2022, tra il 2010 e il 2021 si è registrato un aumento del 60% nell’utilizzo di piattaforme come Twitter, Facebook e Instagram per la mobilitazione elettorale. Questo cambiamento epocale non riguarda solo i numeri; rappresenta un’evoluzione fondamentale nel modo in cui i messaggi politici vengono elaborati, diffusi e ricevuti. Tuttavia, l’era digitale porta con sé anche qualche ombra: la sfida della disinformazione e delle fake news. Una ricerca di Allcott e Gentzkow del 2017 sottolinea l’allarmante proliferazione di narrazioni fuorvianti o addirittura false, che hanno il potenziale di distorcere l’opinione pubblica, “inquinare” dal punto di vista informativo i processi elettorali e corrodere la fiducia nelle istituzioni. 

Mentre l’opinione pubblica è alle prese con questi cambiamenti, c’è un altro lato della medaglia. Il modo in cui i cittadini percepiscono e interagiscono con le narrazioni emergenti, conflittuali e qualche volta distorte in campo politico ha subìto una trasformazione profonda. Secondo un recente articolo di Vaccari e Valeriani (2021), mentre le persone si allontanano sempre più dalla politica convenzionale, esprimono con fervore le proprie opinioni e ideologie al di fuori dei tradizionali perimetri partecipativi. Questa divergenza suggerisce un bisogno sociale più ampio di piattaforme di dialogo politico più inclusive, trasparenti e coinvolgenti.

Allora, cosa significa tutto questo per i manager della comunicazione strategica e la più ampia comunità politica? Significa che le strategie devono essere ricalibrate e l’etica stessa della comunicazione politica rivisitata. Non basta semplicemente adottare strumenti digitali; è necessario infondere l’essenza dell’era digitale al centro del dialogo e del discorso politico. 

Questo numero del magazine riflette su questa tematica, promuovendo la fertilizzazione incrociata tra mondo accademico e manageriale, colmando il divario tra teoria e pratica, offrendo uno strumento di orientamento intellettuale ai manager, agli studiosi e a tutti coloro che sono interessati all’evoluzione in corso della comunicazione politica.