QUEL CHE È STATO E QUEL CHE SARÀ

BRAND ITALIA, IL PAESE CHE SI RACCONTA

Intervista all’Architetto Massimiliano Fuksas

Con le sue opere fa il giro del mondo. Eppure, non perde quel legame con la sua città: Roma. Cosa le ha dato questa città, eterna e immutabile, e come ha influenzato – e continua a farlo – il rapporto con la sua arte?

“Roma è fatta di piani successivi e quando facciamo un’architettura lavoriamo sugli assi ma anche sui piani della città, sulle visuali urbane e non solo. E’ stato così all’E.U.R. e anche per la Lanterna, e lo è tutt’ora. Roma continua a essere una città in continua mutazione e per me un’immensa fonte d’ispirazione, una grande scultura solcata da tracciati, tra spazi pieni e vuoti, compressione e dilatazione.”

Roma, punto di incontro tra mondi artistici diversi – dalla letteratura al cinema degli anni Sessanta. E’ un grande centro culturale dove confluiscono menti e personalità poliedriche e talvolta eccentriche; punto di riferimento per l’Italia tutta. Lei che ne fa parte, ci racconta questo mondo? 

“Sono nato in una terra di mezzo, alle pendici del Gianicolo vicino a Villa Sciarra, alle porte di quella che stava per diventare la nuova periferia, ma circondato da grandi giardini. La mia infanzia ha le sfumature del verde della Villa trasformata da Giorgio Wurts ai primi del ‘900. Oggi non è più come la ricordo. Quello che è stata questa Roma che tutti ricordano, quella di Flaiano, Fellini, Elio Petri, di artisti, Schifano e la scuola di piazza del Popolo, era molto legato anche Cinecittà. Non c’era un architetto o un artista che non avesse una relazione molto forte con il mondo del cinema e la città. Tuttavia la nostalgia è il male peggiore che può prendere qualcuno quando non è più giovane, perché distoglie completamente dal futuro.”

Dall’Italia alla scena internazionale: come è riuscito a comunicare la sua poetica stilistica nel mondo dell’architettura?

“Leon Battista Alberti scriveva: ‘Architettore chiamerò io colui, il quale saprà con certa, e maravigliosa ragione, e regola, sì con la mente, e con lo animo divisare; sì con la opera recare a fine tutte quelle cose, le quali mediante movimenti dei pesi, congiungimenti, e ammassamenti di corpi, si possono con gran dignità accomodare benissimo all’uso de gli homini.’ L’architetto ha infatti un’enorme responsabilità nei confronti della società civile nei confronti dell’uomo e dell’ambiente. 

L’architettura deve offrire soluzioni rispettose dell’ambiente utilizzando le tecnologie più avanzate per toccare il pianeta il meno possibile creando edifici con il minor consumo energetico possibile e il miglior clima interno possibile. Ma oltre a questo, dobbiamo ricordare che l’architettura deve dare emozioni alle persone.”

Geometrie complesse, caos apparente che cela un gioco di incastri perfetto. Complessi architettonici che si incastonano negli ecosistemi urbani di molte città nel mondo. Come è possibile armonizzare questo processo artistico con il caotico ambiente della città?

“Se ami le persone, se ami il paesaggio e gli esseri umani, allora, ovviamente, fai ricerca e sperimenti. Devi capire persone diverse, storie diverse, e devi capire i loro bisogni, devi capire da che parte si muove il traffico, da che parte si muovono le persone, come cambia la luce. Tutto, dalle piccole storie alle grandi storie. Si parte sempre dall’osservazione della natura. Qualsiasi elemento può essere un’ispirazione appropriata, una grande alba, il mondo sottomarino, le nuvole che si muovono lungo il cielo e i vulcani in eruzione. L’obiettivo è trovare l’anima della cosa.”

Stile, design e arte italiani sono ampiamente apprezzati all’estero. Secondo lei, quanto sottostimiamo il valore del nostro patrimonio culturale contemporaneo?

“L’architettura e la cultura fanno parte dello scenario della crescita delle scienze umane e della passione di un paese. E l’Italia, nonostante le difficoltà, è ancora centrale nel nuovo mondo e nelle nuove sfide. La partita è sempre aperta.”